Mi sono imbattuta per caso in un articolo del
Portale Bambini che parla dei genitori spazzaneve, quelli che spazzano via tutti i problemi e le difficoltà davanti ai figli, liberando loro il cammino, ma non solo quando sono piccoli... proseguono ad oltranza...
Non mi ritengo un genitore spazzaneve, nonostante Roberto abbia sempre da ridire su come sta crescendo Alessandro, oggi 17 anni, che passa molte ore davanti al pc a giocare a Fortnite (e ne passerebbe molte di più se non fosse per i blocchi d'orario impostati da Roberto...)
Non sono neanche la mamma perfetta...anzi! Sono stata spesso assente per lavoro, molto nella crescita di Jessica e Alessandro è stato fatto dai nonni, che vivono nella nostra stessa casa, i vizi verso cui devo combattere arrivano spesso da lì...
Ho lavorato sempre fino al giorno in cui sono andata in ospedale a partorire, e dal giorno che sono stata dimessa sono ritornata in ufficio (i vantaggi del lavoro in proprio...), entrambi sono nati con una malattia innocua ereditata dal padre che però alla nascita dà problemi legati alla bilirubina alta che causa ittero (Sindrome di Gilbert). Jessica, nonostante numerosi giorni passati nella culletta per la fototerapia e flebo in testa, aveva riflessi rallentati, non tirava niente e io scoppiavo dal latte che lei non mangiava... ho passato ore al nido mentre eravamo ricoverate a pizzicarle i piedi, il naso, per tenerla sveglia... poi per settimane ho vissuto l'incubo del tiralatte, perché lei dal biberon succhiava in un baleno (per il primo anno è cresciuta sempre più di un chilo al mese...), ma dal seno era uno strazio. Io insistevo, prima un'ora attaccata, un po' a destra e un po' a sinistra, poi cedevo e le davo il biberon. Essendo tornata subito al lavoro dovevo correre a casa per il pranzo, ma mai una volta che la trovassi pronta ad attaccarsi!, la nonna aveva già tolto dal freezer il latte che mi ero tolta la volta prima e glielo aveva già dato... costringendo me a toglierlo di nuovo con quel maledetto tiralatte... quanto dolore!, e quanto latte buttato in quei primi mesi, sembravo una mucca!
Con Alessandro invece eravamo preparati, Sindrome di Gilbert pure lui quindi subito in fototerapia... lui tanto non era vorace come sua sorella... mangiava il suo tanto e stop!, non cresceva un grammo di meno né di più rispetto alle tabelle della pediatra... già da subito aveva smesso di svegliarsi la notte, e dovevo essere io a svegliarlo, accidenti!
A giugno, appena finita la scuola, prima ancora che finisse l'asilo, partivano per il campeggio al mare con la nonna e a settimane alterne con la zia. I primi anni riuscivo a raggiungerli ogni quindici giorni, poi l'aumento di gasolio e autostrade ha ridotto le visite ad una volta al mese. Telefonavo e non li trovavo mai... sempre in giro per il campeggio con gli amici (che hanno tutt'ora), se per caso li trovavo "ciao mamma, sì,sì, no, bene, sì, no, ciao"...
Crescevano in salute, circondati dall'amore di tutta la famiglia.
A scuola non li ho mai aiutati, a differenza delle altre mamme che li aspettavano al varco fuori dalla scuola subito pronte ad aprire gli zaini e controllare i quaderni, io non ho mai preparato il loro materiale, mai controllato, mai fatto i loro compiti (se non colorato qualche volta quelle odiose migliaia di vignette che gli facevano colorare... l'avessero spiegato subito che serviva per farli stare nelle righe e quindi impadronirsi meglio della matita/penna non lo avrei fatto...), mai aiutati a studiare o a fare esercizi, salvo in rarissimi casi... quello era il loro lavoro, a scuola ci andavano loro non io, io c'ero già stata per 16 anni... nessuno aveva mai aiutato me. Quella era una loro responsabilità. Loro a gestirsi i tempi, loro a godere dei risultati...
Jessica ha sempre ambito al massimo... Alessandro, maschio e secondo figlio, s'è sempre impegnato un po' meno, riuscendo comunque a raggiungere buoni risultati. Quest'anno ha la sua prima insufficienza in una materia, ma se l'è cercata, e la rimedierà nel prossimo quadrimestre... ma pure lui ci ha dato soddisfazioni: in prima e seconda superiori pure lui pubblicato sul Giornale di Brescia tra le migliori pagelle.
Per Roberto non è mai abbastanza... lui si lamenta sempre per le ore passate al pc, per me il voto non fa una persona. Tante sono le variabili che portano a deciderlo...
Jessica ha dovuto accontentarsi di un 95/100 al Diploma perché il professore di matematica non ha mai dato più di 8 nei suoi voti, ritenendo le verifiche troppo facili... bastava le rendesse un po' più difficili così da permettere a chi voleva/poteva di arrivare al dieci e non rovinarsi la media finale...
Ma tanto a cosa è servito un 95 piuttosto che un 100? (a proposito... l'unico 100 della scuola quell'anno lo ebbe la figlia di una professoressa in un'altra classe... a seguire il 95 di Jessica e della sua compagna marocchina).
Che Jessica sia una persona capace e tosta lo dice il seguito... non un voto!
Diplomata a luglio a settembre è partita per Londra, inizialmente avrebbe dovuto fermarsi per un anno anche un'amica che però dopo una settimana di pianti è tornata a casa, e lei è rimasta sola.
All'inizio sembrava disperata, le ho chiesto se voleva che prenotassi l'aereo per il ritorno, se voleva che la raggiungessi. Mi ha risposto "no, adesso guardo, io parlo e mi capiscono, e capisco quello che dicono (l'insicurezza ereditata da suo papà...), mi piace qui".
In due settimane aveva una casa, un lavoro... Da subito ha avuto una promozione, poi un'altra, ha cambiato casa (camere in realtà), poi ha avuto un vero appartamento in cui è andata a vivere col suo fidanzato, si è iscritta all'università, ha cambiato lavoro. Il primo mese era già l'impiegata del mese... e in un anno e mezzo quanti buoni spesa, cioccolatini e attestati ha già guadagnato?
A Natale, davanti a tutta la famiglia col fiato sospeso, si è messa in piedi su una sedia e ci ha informati che aveva vinto un attestato e un assegno come migliore studentessa del suo corso per l'anno 2017/2018 (sospiro di sollievo di chi credeva ci stesse dando la notizia di una gravidanza... il primo suo papà...).
Straordinaria...
Quando è partita le ho dato 10 buste, ognuna fuori aveva una scritta, e all'interno qualcosa di inerente: da aprire quando sarai triste e sola (con una bustina di cioccolata in polvere), da aprire quando uscirai con un ragazzo (preservativi!), da aprire quando troverai il tuo primo lavoro (venti sterline per festeggiare), da aprire quando troverai la tua prima casa (venti sterline per acquistare un vaso di fiori), e così via... Dopo quattro anni deve ancora aprirne un paio, tra cui quella "Da aprire quando ti mancherà la tua famiglia" (con un fazzoletto di carta per asciugare le lacrime).
Non è che non le manchiamo, che ci odia ed è felice di essersi allontanata! Quando ha bisogno di noi ci siamo... magico Facetime dell'Iphone!
Credevamo che ce l'avrebbe fatta? No.
No perché lei passava le giornate in casa, a studiare o in videochiamata con la sua amica, o davanti al portatile a guardare puntate delle serie TV in inglese o spagnolo perché nel paese d'origine erano più avanti che da noi (ecco perché sa così bene le lingue), alle otto meno cinque aveva già la testa sotto le coperte e dormiva. Non usciva quasi mai, non rispondeva a sconosciuti, nemmeno al suo operatore telefonico, se qualcuno suonava al campanello spegneva la luce e si chiudeva a chiave in casa... E' uscita la sera qualche volta con le amiche, due volte in discoteca... e basta. La sua vita era lì...
Adesso la sua vita è in una metropoli, con sole due o tre compagne di corso che parlano italiano.
Siamo molto fieri della nostra Jessica.
Alla fine il merito sarà un po' mio no? Le avrò insegnato qualcosa quando piangeva e le chiedevo: "Hai mal di testa?, hai mal di pancia? No?, e allora cosa piangi a fare? Piangi in silenzio..."
(detto da una che ha passato l'adolescenza a piangere per un nonnulla e veniva chiamata piangerò).
A cosa è servito farla crescere indipendente?, farle prendere le sue responsabilità?, portare avanti i suoi impegni?
L'ho preparata a vivere...
Quante volte ho cercato di spronarla a credere in sé stessa, sempre timorosa di sbagliare, insicura...
Sembrava non ascoltasse... ma al momento buono ha tirato fuori il carattere, è sopravvissuta, e in maniera egregia direi...
Certo, ha avuto anche un pizzico di fortuna!
Alessandro...
Alessandro è sempre stato diverso, più deciso ed indipendente, a dieci anni lo avremmo mandato da solo in centro a comprare le cialde Nespresso da Coin, eravamo sicuri che se gli avessimo spiegato come fare lui ci sarebbe riuscito, lui voleva partire... quando sua sorella si era rifiutata perché pensava di non riuscirci, a 16 anni!
E' ancora presto per dire cosa farà... ma le basi ci sono!, tanto per cominciare a sedici anni ha preso un aereo da solo ed è andato a Londra a trovare sua sorella...
E poi... poi l'anno scorso ha dato prova di avere una tempra fortissima.
Si è ammalato, di una malattia genetica cronica che lo ha colpito in modo fulmineo ed incontrollabile... ha passato mesi in ospedale, ha perso 16 chili in un mese e mezzo (quei chili che non sono mai stati troppi per lui... ma giusto appena abbastanza).
Si è visto, e lo abbiamo visto, peggiorare giorno per giorno, pensavamo non ne sarebbe uscito vivo, e lo ha pensato anche lui. Tanto accanimento, tanti imprevisti, nessuna cura che funzionasse, ma lui ha tenuto duro. Aveva sì una famiglia attorno che con il suo amore lo ha aiutato, ma aveva anche dentro di sé la forza per combattere.
Ha la forza per combattere. Perché nonostante gli abbiano asportato tutto il colon la malattia è sempre lì, e non gli sta dando tregua, non ancora.
Tutto sommato, quindi, penso di aver fatto un buon lavoro, non ottimo, ma buono...
Quando la gente sa che ho una figlia così giovane, adesso ha 23 anni, che vive all'estero, mi chiedono come faccio. Come faccio a fare cosa? Lei là sta bene, ha delle opportunità, delle soddisfazioni, che qui difficilmente avrebbe, il paese dei raccomandati, delle spintarelle, dei figli che stanno in casa fino a quarant'anni, mantenuti dai genitori...
Torna quando vuole, ci incontriamo a volte in giro, una volta a Marrakech, una volta a Ibiza, anche solo per una notte... A volte andiamo a trovarla noi. Ci sentiamo su Whatsapp (non troppo spesso, non è che tutte le mattine ci diamo il buongiorno e la sera la buonanotte... sta anche tre giorni senza rispondere, PERCHE' LEI LAVORA!, io no, mi gratto...), a volte invece chiama tre volte, se è indecisa su una ricetta... o se non riesce a smacchiare una camicetta...
Poi torna a casa e salta nel lettone a farsi coccolare.
Io sto bene, so che è felice, che è dove vuole essere, che si sta costruendo il suo futuro, come lo vuole lei... prego che le vada sempre tutto bene, penso che sia anche fortunata.
Quando mi chiedevano come facevo con Ale in ospedale, senza certezze, con quella sofferenza, quel senso di impotenza, cosa potevo rispondere? Si fa... bisogna essere forti, quante volte sono già caduta nei miei quasi cinquant'anni? si cade e ci si rialza, bisogna farlo, è quello che devono fare tutti, è quello che non tutti riescono a fare. E' quello che tanti non credono di riuscire a fare.
Piangevo all'andata e al ritorno nei corridoi, ma quando ero con lui sempre forte, la roccia su cui poteva appoggiarsi.
Curioso che la mia psicologa, anni e anni fa, mi avesse definito proprio così... uno scoglio in mezzo al mare, dove l'uomo che amavo sapeva di poter tornare sempre in caso di bisogno, perché io ero là ferma, battuta dalle onde, ma sempre pronta ad accogliere.
E' quello che dobbiamo fare noi genitori, esserci, pronti ad accogliere... ma i figli devono essere liberi di andare, di tornare, di restare... ma liberi.
“I bravi genitori non preparano il cammino per il loro figli, preparano i loro figli per il cammino”.
Anonimo